Microtunnel o il pozzo dei miracoli

LIVORNO – L’abbiamo preannunciato nel numero scorso del giornale: l’arrivo della “talpa”, ovvero della maxi-trivella che una volta montata congiungerà i due pozzi realizzati sulle due sponde della strettoia del Marzocco per spostare nel nuovo condotto sottomarino cavi e tubazioni dell’ENI consentendo di approfondire il canale stesso a 16/17 metri.

La “talpa” sta arrivando via strada, ovviamente smontata a settori, e comincerà a mordere da metà ottobre, partendo dal pozzo settentrionale, quello quasi ai piedi della torre del Marzocco. Il tunnel sottomarino sarà a circa 20/22 metri sotto la superficie del mare e avrà una lunghezza di circa 200 metri. Il materiale di scavo sarà progressivamente espulso dal pozzo di entrata fino a quando la “talpa” bucherà la parete del pozzo di uscita, sulla calata del Magnale (nella foto allo stato attuale). Secondo gli ultimi calcoli dell’AdSP, tutta l’opera potrà essere completata nella prima metà del 2022: e dopo lo spostamento da parte di ENI di tubi e condotte il canale sarà operativo alla nuova profondità di almeno 16 metri entro la fine dell’anno.

Detto così, sembra tutto facile: o comunque, tutto risolto. In realtà quest’opera che è stata spesso oggetto di critiche, e addirittura di velate ironie, è tra le più difficili e complesse in campo portuale, per di più unica o quasi. Iniziata nel 2017, ha subìto una lunga fermata perché il pozzo sul Magnale si allagò causa una vena d’acqua sconosciuta. L’impresa appaltatrice e gli uffici tecnici dell’AdSP furono impegnati in un lungo e complesso lavoro di riprogettazione del pozzo, che è stato finalmente impermeabilizzato, rinforzato e collaudato. L’intera opera verrà a costare intorno agli 8 milioni di euro, con un modesto incremento rispetto al progetto iniziale, ma farà comparire un portone per la Darsena Toscana e l’intero canale industriale.

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Basta questo “portone” per richiamare, come dal nostro titolo, il miracolo per il porto di Livorno? Poter entrare con navi fino a 16 metri di pescaggio è importantissimo, sia pure considerando che le ultime ordinazioni delle grandi compagnie stanno tornando – come abbiamo pubblicato di recente in relazione a Evergreen – a dimensioni medie, da 4 a 6 mila TEUs. Il problema residuo per la Darsena Toscana (e domani ancor più grave per la Darsena Europa) è costituito dalla sfociata dei Navicelli e dello Scolmatore dell’Arno in Darsena: con i ponti girevoli, la strada tipo strettoia e l’unico binario ferroviario, ma anche e specialmente lo scarico dei fanghi dello Scolmatore che vanifica anno dopo anno i dragaggi.

La soluzione è quella di cui i pisani non vogliono sentir parlare, peraltro con le loro ragioni: tombare lo sbocco di Darsena Toscana ed aprire finalmente la foce dei Navicelli alla navigazione, con fondali adeguati e adeguate protezioni. Ai tempi del presidente della Regione Toscana Rossi se n’era parlato e Rossi si era impegnato. Adesso invece tutto tace. E il miracolo del Microtunnel sembra rimanere a mezza strada.

A.F.