Le speranze i sogni le realtà

LIVORNO – Qualche riflessione allargata è d’obbligo sulla kermesse che anche quest’anno il Gruppo Grimaldi ha dedicato, nella location di Sorrento, alle problematiche dello shipping e della logistica: riflessioni che vanno oltre i pur considerevoli interventi degli esperti e dei manager su tecnologie e difesa ambientale.

Ci provo, anche se – ahimè – non da Sorrento.

Dove per noi è andata Michela Berti di QN.

La prima riflessione è un atto di riconoscimento a   Emanuele Grimaldi e al suo Gruppo: niente lamentele, niente appelli allo Stato perché sganci risorse, molti impegni strategici e finanziari per un prossimo futuro visto in chiave complessa ma positiva.

Navigare necesse est.

Quando il gioco si fa duro – dicevano ancora un tempo – i duri cominciano a giocare. E tempi più duri di quelli che stanno arrivando non li abbiamo visti.

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Le Autostrade del Mare sono un mantra intorno al quale ruotano centinaia di problemi ma anche di programmi e di speranze.

L’Italia è una penisola, con al centro una catena montuosa non facile da attraversare: la stesa geografia dunque spinge a privilegiare il mare come strada di trasporto e comunicazione: è un luogo comune che però non è stato appieno digerito.

È giusto – è stato detto – potenziare strade  , autostrade , ferrovie : ma se i Gates, ovvero i porti , non funzionano bene tutto rallenta o si blocca.

Se poi i problemi nascono dalla burocrazia che impera, o dalle più assurde puttanate che si leggono (l’ultima: le Soprintendenze alle Belle Arti pretendono di decidere sul colore nelle navi) la battaglia si fa ostica.

 Già oggi – ha ricordato  Emanuele Grimaldi – certe scelte o non scelte dei territori impongono lunghi, costosi e incerti ricorsi alla magistratura. Per le imprese che si sforzano per un “just in time” ormai imperante nel mondo, è un gioco al massacro.

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L’ambiente e la difesa ambientale sono stati, giustamente, al centro dei tanti interventi.

Con qualche pur lodevole proiezione in un futuro non vicino (navi a propulsione nucleare, che si sono viste da tempo nel militare ma che nessun porto ad oggi ospiterebbe), qualche informazione interessante sull’uso dell’ammoniaca per il trasferimento dell’energia elettrica, la mitizzazione dei pannelli solari (occorrono ettari di consumo del territorio per fornire l’energia necessaria a due soli Tir, senza contare la complessa manutenzione e i suoi costi) e gli importanti esperimenti per il riuso della CO2 catturata.

Molta tecnologia avanzata, come le navi “Eco” che Grimaldi ha già in servizio senza aspettare gli ukase della politica.

Una politica purtroppo costantemente in ritardo rispetto al mondo reale: sia in chiave nazionale che in chiave locale, come si vede a Genova con gli assurdi trasferimenti di impianti a condizionare il porto, a Piombino dove si sbarra la strada al rigassificatore, a Livorno dove c’è il record di ricorsi al Tar delle imprese, eccetera.

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Ci sarebbe molto altro da commentare, e lo faremo – se avrete voglia di seguirci – anche nei prossimi numeri della nostra Gazzetta.

Anche perché se Manuel Grimaldi non ha elemosinato niente al prossimo governo, noi invece ci aspettiamo molto per i porti, per la logistica, per il mare.

Non è tanto una questione di avere o no un Ministero intitolato al mare, quanto avere la certezza che il Ministero competente – o come oggi i ministeri nei quali le competenze del mare sono spezzettate – abbiano la giusta visione delle urgenze del network.

Altrimenti sono, e continuano ad essere, chiacchiere.

Come sosteneva Mao non importa il colore del gatto ma che prenda i topi

La Gazzetta Marittima – Antonio Fulvi