Pilota portuale, professione che finirà?

Sono parecchi i quesiti che abbiamo affrontato in questa rubrica, ma quello d’oggi è del tutto nuovo: in sostanza, saranno l’IA (intelligenza artoiogiciale) e i sistemi telematici in arrivo a guidare da domani le navi in ingresso e uscita dai porti? È la domanda che ci pongono tre studenti dell’Istituto Nautico di Viareggio, che si firmano ma chiedono di mettere solo le iniziali per non essere…ridicolizzati dagli altri (perché poi? n.d.r.).

Nel quadro dei nostri piani di studio c’è anche la specializzazione di pilota del porto, che è spesso – almeno così leggiamo – il coronamento di una lunga carriera di ufficiale di bordo. Però in questi tempi leggiamo spesso dell’avanzare continuo di sistemi di guida automatizzati, anche per le navi: e di altri sistemi di teleguida da terra, per cui i piloti non saliranno più sulle navi all’imboccatura dei porti per farle entrare, mo in banchina per farle uscire. Il tutto sarà “teleguidato” da terra, forse da una torre o comunque da un punto attrezzato. Sono solo speculazioni teoriche?

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Abbiamo riassunto il quesito, che pone anche altri problemi, tipo la sicurezza del sistema attuale, con i piloti spesso costretti ad arrampicarsi letteralmente sulle fiancate di navi che rollano per le onde, con prestazioni fisiche da rocciatori e non certo da marinai, eccetera.

Per quello che ci risulta, i sistemi di guida da “remoto” per gli ingressi e le uscite della navi dai porti fanno parte di quegli studi, sia pure avanzati, ma che al momento rimangono teorici, o comunque altamente sperimentali e sono in pochissimi casi. L’applicazione dell’IA potrà certo essere utile e a volte semplificare il lavoro, ma riteniamo, come ritengono le stesse associazioni dei piloti portuali, che la presenza dell’uomo a bordo sia sempre indispensabile, perchè ogni operazione di pilotaggio ,è sempre diversa, pone casi a volte non “catalogabili” in un database, richiede correzioni e anche interventi non ortodossi. Se qualche pilota che ci legge vorrà chiarire meglio lo ospiteremo più che volentieri, anche per nostra cultura.

In quanto alle doti atletiche per salire a bordo in rada, è vero: qualche volta al pilota si richiedono capacità da acrobata o quasi, perchè non sempre, come nella foto che riportiamo, c’è uno scalandrone (o barcarizzo) che aiuta. Recitava un vecchio film: “È la professione, bellezze!”.

Fonte : la Gazzetta Marittima