La sculacciata che guarda al business
LIVORNO – E così c’è questa nuova sculacciata di Bruxelles alla nostra Italia: dopo le baruffe sui migranti, dopo le pesanti ironie dei francesi sull’“Italia da tenere sotto tutela”, dopo il tentativo di dichiarare nocivi i principali componenti della nostra cucina (e del nostro export alimentare) ora si vuol degradare anche la logistica dei porti. Come scriviamo qui a fianco, risorse politiche ed economiche sono tutte dedicate ai nuovi corridoi tra i porti del Nord Atlantico e le pianure Ukraine, con il dichiarato intento di appoggiare il paese sconquassato dalla Russia. Si salverebbe – anzi verrebbe potenziato – solo un corridoio dal Mediterraneo al Nord: quello dal porto del Pireo, da anni stabilmente cinese e in diretta concorrenza con Trieste. Una specie di “Via della Seta” minore, ma per l’Italia altrettanto pericolosa per i traffici dell’Est attraverso Suez.
Tutto per aiutare l’Ukraina nella guerra di difesa dalla Russia? Gli osservatori più attenti (o più smaliziati) guardano invece più che altro al dopo-guerra. Che arriverà, probabilmente con un compromesso. E che aprirà le porte a una imponente opera di ricostruzione della povera Ukraina, ridotta dai missili russi a un cumulo di macerie. Ecco che ci sarà la corsa, di enorme impatto economico, a rifare case, strade, fabbriche, centrali elettriche, acquedotti, ospedali: tutto. Ed è ovvio che il corridoio logistico più funzionale e più potenziato darà un fondamentale privilegio alle imprese del West Europa contro quelle del Sud Europa: che saranno escluse o quasi da quel mercato. Grazie Ue, e grazie anche ai tanti italiani che bivaccano a Bruxelles e a Strasburgo, a quanto pare in vacanza dorata o quasi.
Antonio Fulvi