Porti digitali, Federlogistica: troppi ritardi. “Qual è il ruolo di Ram?”
Il vicepresidente Falteri denuncia l’assenza di spesa del PNRR e la mancanza di coordinazione sul port community system.
«Siamo preoccupati e chiediamo al ministero dei Trasporti un repentino cambio di passo per evitare un nuovo fallimento dopo l’esperienza di Uirnet, facendo chiarezza sulle funzioni di Rete Autostrade Mediterranee e sui Port Community Systems». Lo afferma Davide Falteri, vicepresidente di Federlogistica-Conftrasporto e responsabile del progetto digitalizzazione.
Il tema è la difficoltà dell’Italia di spendere la gran mole di finanziamenti del Piano nazionale di ripresa e resilienza, o PNRR, i fondi europei messi a disposizione a partire dal 2020 con l’arrivo della pandemia di coronavirus. Per i porti sono in ballo diversi miliardi di euro. Di questi, oltre 200 milioni sono impegnati per la digitalizzazione. Il problema, come sottolinea Falteri, è che ad oggi «non risulta speso un singolo euro delle risorse messe a disposizione a questo fine dal PNRR. Per costruire un futuro sarebbe necessario definire una chiara visione di insieme e non ripercorrere gli errori del passato. Per evitare un nuovo fallimento dopo l’esperienza di Uirnet e le decine di milioni spesi occorre implementare subito nuove strategie che consentano operativamente di procedere in tema di digitalizzazione, non solo per evitare un macroscopico spreco di risorse pubbliche ma anche per rendere più competitivo il settore».
Sul fronte del Port Community Systems, la piattaforma che collega in un unico sistema tutti i dispositivi e i software di gestione portuale, molto importante per razionalizzare il flusso merce, le notizie non sono buone, secondo Falteri: «Genova, ad esempio, in qualità di principale porto del Paese, il 31 marzo scadrà la proroga del servizio in atto e non si parla ancora della nuova gara con il rischio di una brusca interruzione di un servizio essenziale. Pare non andare meglio negli altri porti dove alcune autorità portuali stanno valutando di inserire il port community systems tra i servizi di interesse generale, sottoponendoli quindi a una conseguente regolamentazione da parte della Autorità di regolazione dei trasporti. Molte autorità, in carenza di indicazioni univoche, dispongono ancora di Port Community Systems e quelli esistenti non dialogano tra loro».
E, secondo Federlogistica, questa è solo la punta dell’iceberg. «Non è ancora chiaro – continua Falteri – quali siano le priorità che si vogliono dare a supporto di imprese che, a partire dalla cyber security, necessitano di supporto concreto. I 250 milioni previsti dal Pnrr per l’implementazione della piattaforma digitale logistica nazionale rischiano di essere destinati dal Governo ad altre attività a causa dei ritardi che si aderente a stanno accumulando. Andrebbero invece spesi per un disegno di grande profilo, e non di micro assistenza alle aziende. È quindi indispensabile prendere coscienza del fatto che oggi la piattaforma nazionale rischia di alimentare solo strutture aziendali e consulenti che, al momento, non hanno prodotto alcun risultato significativo. Federlogistica, per contro, ha elaborato un grande progetto di digital community al quale hanno già aderito molte e importanti realtà e che può diventare da subito la base sulla quale edificare la piattaforma nazionale in modo serio, strutturato e trasparente».
-(Fonte: Informazioni Marittime)