Investimenti cinesi sui porti UE
Tornando a Bruxelles il parlamento ha avviato un’ indagine conoscitiva sulla strategia complessiva dei porti europei per avviare una richiesta formale alla Commissione di limitare la presenza cinese sui moli d’Europa. Il rischio – spiegano a Bruxelles – è riferito persino alla vulnerabilità del Vecchio Continente a eventuali azioni di spionaggio industriale ma anche militare. Serve quandi una “nuova cassetta degli strumenti” per arginare il pericolo.
I tempi? Come sempre quando l’Ue si muove, non sono certo veloci, Un risultato potrebbe arrivare con la prossima gestione che deriverà dalle elezioni europee del 2024. Al momento sono le associazioni del cluster portuale e marittimo a raccogliere materiale utile per inquadrare la situazione attuale, evidenziano le criticità presenti e per il prossimo futuro. Non. Tutti però sono a priori contrari al flusso di capitali cinesi per il potenziamento dei porti europei, anche perché può significare garantisti flussi diretti di altissimo valore tra Cina e scali europei, in un quadro macro-economico mondiale che vede da tempo la Cina come il primo paese produttore al mondo. Da valutare anche la parte più prettamente politica, in un quadro mondiale dove lo scontro tra Cina ed Occidente sembra a intermittenza farsi più evidente.