Il “Friendshoring” nel commercio globale

L’intervista di Antonio Fulvi al comandante Angelo Roma.

Come sempre quando il tempo corre veloce e la logistica deve tenergli dietro, ci si interroga anche a livelli dottrinari, con analisi e suggerimenti. Il consulente marittimo nostro collaboratore comandante Angelo Roma, oggi vicepresidente dell’interporto/retroporto di Collesalvetti (Livorno) ci ha cortesemente risposto ad alcune domande sul recente intervento del professor Sabino Cassese, nello scenario di “Stato e globalizzazione, i quattro grandi problemi da risolvere” sull’Economia di Corsera. Ecco l’intervista a Angelo Roma.

Comandante, secondo Cassese ci sono quattro grandi problemi da affrontare sul tema Stato e globalizzazione.

“La prima e più vitale problematica è che la globalizzazione non si è fermata, ed introduce il reshoring e friendshoring. “Friendshoring” è un nuovo termine che letteralmente significa “trasferirsi presso amici”. Questo movimento suggerisce un mondo tagliato in due: due campi ostili, persino nemici.

La parola Friendshoring è stata usata dal segretario al Tesoro degli Stati Uniti, ovvero Janet Yellen, la quale accenna alla pratica di delocalizzare le catene di approvvigionamento in paesi in cui il rischio di interruzioni dovute al caos politico è basso, e tale azione potrebbe cambiare il commercio internazionale”.

Questo termine è la contrazione di “friends” (amici) e “offshoring” (delocalizzazione). Può sembrare assurdo mescolare amicizia e affari. Sono infatti “amici” strategici ed ovviamente geografici. Ad esempio, le imprese degli Stati Uniti si rivolgono al Messico piuttosto che alla più lontana Cina. In altre parole: non più delocalizzare dall’altra parte del mondo basandosi solo su criteri economici (produzione, manodopera, ecc.) ma tener conto di altri canoni per non essere minacciati da un possibile ritorno del rischio .

Insomma, globalizzazione si ma con un occhio a realtà geopolitiche tutt’altro che con pari opportunità e garanzie…

L’idea è ricostruire le filiere globali che da venti o trent’anni si erano diffuse ai quattro angoli del pianeta. I due grandi paesi di oggi, secondo gli occidentali (Russia e Cina) erano completamente integrati nell’economia mondiale. Il conflitto russo-ucraino ha cambiato la situazione.

Tre o quattro anni fa, nessuno avrebbe immaginato che la Russia sarebbe uscita dai giochi così bruscamente e che la Cina si sarebbe avvicinata. Il conflitto russo-ucraino ha cambiato praticamente tutto. Le aziende che operano in Russia hanno perso istantaneamente miliardi.

Il che comporta ovviamente scelte sia economiche che strategico-politiche…

“Ora ci sono da valutare due campi ostili, persino nemici: da una parte gli USA, l’Europa ed i loro alleati. Dall’altro, Cina e Russia. Impossibile non schierarsi in un clima così teso. Di conseguenza, tutti i grandi gruppi industrializzati non possono più fare a meno del pensiero strategico di scegliere o rivedere la scelta di campo. È questa la nuova sfida globale, stiamo tornando al mondo diviso da barriere geopolitiche di cui non si vedono gli sviluppi”.

(Fonte: “La Gazzetta Marittima” – Antonio Fulvi)