Pedaggio “pesante” sulla Firenze-Pisa-Livorno, Anita critica la proposta della Toscana

Secondo l’associazione l’introduzione di una tariffa per i soli mezzi pesanti è discriminante, oltre a non finanziare a sufficienza i lavori per la messa in sicurezza del tratto

La proposta della Regione Toscana di introdurre un pedaggio per i mezzi pesanti sull’autostrada Firenze-Pisa-Livorno, utile a ottenere i fondi necessari alla messa in sicurezza del tratto stradale, sta suscitando diverse polemiche all’interno del settore dell’autotrasporto.

«Un pedaggio selettivo per i camion, in un tratto stradale fondamentale per la movimentazione delle merci nel nostro Paese rappresenta un’ingiustificata discriminazione nei confronti delle imprese che rappresentiamo», secondo il presidente di Anita, Riccardo Morelli. «Occorre ripensare la misura abolendo i pedaggi per i mezzi pesanti oppure estendendola a tutte le categorie di veicoli in transito, a maggior ragione se consideriamo che i costi necessari per la messa in sicurezza e l’adeguamento dell’infrastruttura sono ben maggiori rispetto ai possibili proventi derivanti dal pedaggio esclusivo per un’unica categoria di veicoli».

Secondo l’associazione di categoria dell’autotrasporto l’introduzione di un ulteriore tassa per i mezzi pesanti non garantirebbe alle imprese pari condizioni di accesso al mercato, creando inoltre un ulteriore aggravio di costi a carico del settore manifatturiero regionale e nazionale, già pesantemente condizionati dai recenti aumenti dei costi di produzione. «Gli aumenti di costo causati da tale pedaggio – continua Morelli – rischiano di comportare preoccupanti ripercussioni in termini economici soprattutto per le imprese della Toscana una regione ricca di realtà imprenditoriali che ogni giorno movimentano una considerevole quantità di merci in tutto il mondo. Riteniamo che i lavori sulla Firenze-Pisa-Livorno rappresentino una priorità per la tutela dei cittadini e degli autotrasportatori che percorrono il tratto stradale toscano ma non possiamo accettare che i costi di gestione dell’infrastruttura debbano ricadere unicamente sulle nostre imprese e più in generale sulla filiera distributiva del Paese».