Ferrari (Assiterminal) su privatizzazione dei porti replica a Tajani: “Non servono approcci radicali”.Il direttore sulla riforma delle AdSP: “Il privato deve contare di più”
Genova – Dalla replica alle dichiarazione di Tajani che vede un futuro con la privatizzazione dei porti (“Si è persa l’ispirazione ‘Giussaniana’ dei primi tempi”) passando alla partita legata alla riforma con la richiesta di una presenza più forte del privato nella governance dello scalo. A ShipMag il direttore di Assiterminal Alessandro Ferrari delinea lo scenario ormai alle porte in vista di un autunno che si annuncia bollente.
Cosa ne pensa delle dichiarazioni di Tajani ?
“Diciamo che forse a Rimini si è persa l’ispirazione ‘Giussaniana’ dei primi tempi. Forse la battuta del presidente Tajani andrebbe contestualizzata nel complesso di un intervento che non conosco. Avevamo inteso che si volesse discutere di riforma della governance portuale e ora apprendiamo – da un’ANSA – che una parte del Governo intenderebbe partire dalla sdemanializzazione dei porti per metterli sul mercato. Aspetterei che il caldo portato da ‘Nerone’ si plachi senza radere al suolo un sistema portuale italiano che non ha bisogno di approcci radicali, pena far perdere il Paese, per cui peraltro i porti producono risorse già molto cospicue in termini di IVA, IRES, IRPEF, PIL, canoni, e chi più ne ha più ne metta (basta chiedere al MEF). Come già detto comunque “consapevolezza e presa di coscienza”, poi decidere… ”
Concessioni portuali, che soluzione si troverà ?
“Sia il ministro Salvini che il vice ministro Rixi hanno confermato a inizio agosto che inseriranno nell’iter di conversione del DL attività economiche la norma che chiarisce come si deve calcolare l’indicizzazione dei canoni, ovvero sull’importo minimo determinato ogni anno dai decreti interministeriali MIT/MEF e non ( come avvenuto sino ad oggi) sulla misura unitaria del canone concessorio previsto in concessione. L’Interlocuzione con Bruxelles, come concordato con il ministro Fitto pare avviata anche se sinceramente non ne abbiamo capito la motivazione. La norma di cui stiamo parlando (da 2 anni) serve per equilibrare (a causa degli aumenti dovuti dal meccanismo di parametrazione a indici inflativi che in questi ultimi anni sono aumentati a dismisura) il costo delle concessioni portuali attualmente esistenti, rilasciate negli anni passati, sulla base dei regolamenti concessori vigenti: con Bruxelles il Governo ha negoziato – per la III rata del PNRR – il Regolamento Concessioni (e le successive linee guida) su cui le ADSP dovranno adeguare i propri regolamenti entro il 2023 per attuarne i principi, e conseguenti criteri di determinazione dei canoni (distinguendo tra parte fissa e parte variabile) sulle nuove concessioni. Quindi perché questa interlocuzione con l’Europa? Noi intanto abbiamo depositato il nostro ricorso al TAR e con Bruxelles “dialogheremo“ attraverso una “segnalazione” che parte dalle linee guida, passa per il Regolamento, attraverso il tema dei canoni. Il tempo è esaurito”.
Riforma dei porti, deve contare di più il privato nelle AdSP?
“Gli attuali strumenti di governance delle ADSP (commissioni consultive e organismi di parternariato) non si sono dimostrati efficaci: troppo pluralismo e nessun potere effettivo; l’attuale composizione del Comitato di Gestione non ne fa certo un Cda degno di questo nome con un eccessiva presenza di enti locali. La partnership determinata dal legislatore dal 1984 (e che deve permanere tale in prospettiva) nella gestione e sviluppo della portualità prevede 2 soggetti centrali: l’AdSP e il terminalista (concedente e concessionario). Direi quindi che la risposta è scontata se non quasi pleonastica. Il terminalista non è un utente qualunque della portualità, è il soggetto attivo del business e dello sviluppo e quindi deve essere parte attiva della gestione complessiva del porto, ovviamente attraverso le associazioni maggiormente rappresentative a livello nazionale, che dovrebbero garantire terzietà e visione degli interessi generali … nulla di nuovo per Assiterminal. Così come stesso coinvolgimento dovrebbe essere garantito e promosso sulle strategie a livello nazionale attraverso un meccanismo di governance centrale più efficace e complessivo…quindi non il privato in quanto tale (che si misura su fattori di mera competitività e con pesi, strategie e obiettivi ovviamente propri) ma la rappresentanza associativa composita del settore privato; in un contesto sempre più integrato o integrabile questo principio dovrebbe assumere ancora più rilevanza.
Si narra che dall’autunno se ne parlerà, saremo belli carichi”