No di Becce (Assiterminal) al lavoro a chiamata dai terminalisti privati
Oggi il lavoro a chiamata è una prerogativa delle compagnie portuali, definita proprio dalla legge portuale
Genova – Un “no” secco al lavoro a chiamata da parte dei terminalisti. Lo ha pronunciato Luca Becce, presidente di Assiterminal, all’incontro che si è tenuto a Genova presso la Sala Chiamata della Compagnia Unica per ricordare Gianfranco Angusti, storico leader sindacale della Cgil e delle Officine Sampierdarenesi. Becce ha spiegato che in questi giorni è in corso proprio la trattativa con i sindacati per rinnovo del contratto porti. “C’è qualcuno che vuole modificare la legge usando il contratto come grimaldello ha detto – Proponendo che i terminalisti possano usare lo strumento del lavoro a chiamata. Come Assiterminal non ci presteremo e queste proposte e tentativi maldestri che rendono ancora più difficile l’applicazione della legge portuale e del contratto. L’equo trattamento dei portuali va difeso”.
Oggi il lavoro a chiamata è una prerogativa delle compagnie portuali, definita proprio dalla legge portuale. Secondo il senatore Pd, Lorenzo Basso, “la riforma dei porti non ha ancora un elenco dei punti da perseguire, la sensazione fin qui è che l’obiettivo sia di commissariare i porti e controllarli a livello centrale”. Basso ha ricordato che si sta discutendo la riforma del Codice della navigazione. “Quali sono i contenuti? Vediamo le carte, capiamo la strategia e la tattica, dove si vuole andare. Non si può pensare di proporre sempre un’ennesima emergenza, un commissariamento, un momento esclusivo di cambio delle regole. Lo stesso si deve dire sul Piano regolatore del porto di Genova: è possibile porre tanti vincoli al futuro Piano, visto che già sono state compiute scelte vincolanti sul porto?”.