Grilli (Ancip): il Consiglio di Stato non liberalizza l’autoproduzione in porto”

Il presidente dei portuali: “Manteniamo alto il livello di attenzione, ma le sentenze ribadiscono che l’autoproduzione è regolata da norme speciali non interpretabili e può essere concessa solo dove non siano presenti imprese portuali e somministratori di manodopera”

Roma – “Nessun allarmismo e nessun caso, ma prestiamo sempre la massima attenzione”. E’ lapidario Luca Grilli, presidente dell’Associazione Nazionale Compagnie Imprese Portuali (Ancip) e della Compagnia Portuale di Ravenna nel sintetizzare e contestualizzare le forti preoccupazioni che nelle ultime ore si sono fatte sempre più pressanti nelle banchine italiane. Due recenti sentenze del Consiglio di Stato hanno rilanciato l’annoso dibattito sull’autoproduzione delle operazioni portuali.

Il Consiglio di Stato si è pronunciato sul ricorso che Gnv, compagnia controllata dal gruppo armatoriale Msc, aveva opposto a due sentenze del Tar di Genova, relative ai dinieghi opposti dall’Authority alle richieste di autorizzazione ad affidare a personale marittimo le cosiddette operazioni di rizzaggio e derizzaggio del carico riservate ai lavoratori portuali. La sentenza ha stabilito che la compagnia di navigazione possa, in taluni casi, integrare il lavoro portuale di terra anche con il lavoro del personale di bordo. “L’autoproduzione delle operazioni portuali da parte dei vettori marittimi – entra nel merito Grilli – è un aspetto ovviamente dirompente della nostra portualità e su cui la nostra posizione è stata sempre chiara. Sinceramente non ci interessano le interpretazioni di parte sulle ultime due sentenze del Consiglio di Stato che vorrebbero far credere a una liberalizzazione selvaggia dell’autoproduzione. Non è così e le sentenze del massimo tribunale amministrativo lo hanno ulteriormente ribadito. È stato, infatti, confermato, anche dai principi del diritto dell’Unione Europea, che l’autoproduzione è regolata da norme speciali non interpretabili e può essere concessa solo dove non sono presenti imprese portuali e somministratori di manodopera. Oltre alla legge speciale 84/94, c’è una giurisprudenza consolidata, ci sono direttrici del Comando generale delle Capitanerie di porto, ci sono norme sulla sicurezza e, non da ultimo ci sono i contratti collettivi nazionali dei marittimi e dei portuali con norme puntuali e stringenti. In pratica, se una nave volesse fare autoproduzione dovrebbe imbarcare i lavoratori portuali e, soprattutto, pagarli come lavoratori portuali, compresi i contributi. Quindi, le Autorità di sistema portuale e le Autorità marittime prima di concedere un’eventuale autorizzazione di autoproduzione a un vettore marittimo devono vagliare e, soprattutto controllare attentamente senza interpretazioni fantasiose, i dettami normativi”.

Non solo. Prosegue il presidente di Ancip: “Comprendo benissimo le preoccupazioni dei miei colleghi presidenti delle imprese che operano in tutti i porti italiani e dei rappresentanti dei lavoratori. Fanno benissimo a mantenere alto il livello di attenzione su questa delicata questione facendo capire che non è un tema su cui si tratta e si arretra di un centimetro. Come diceva infatti Eugenio Duca, uno dei nostri maestri che purtroppo non c’è più, i marittimi fanno i marittimi e i portuali fanno i portuali. Senza se e senza ma. E ricordo bene anche le parole del presidente Espo, Zeno D’Agostino, che smentiva il falso mito che in Europa l’autoproduzione fosse una prassi consolidata”.

Secondo Grilli, però, il tema è anche un altro: “L’autoproduzione viene minacciata ogni qualvolta si avvicinano le scadenze di rinnovo tariffario, come una leva per spuntare uno sconto. È un tema di contrattazione continua con i nostri clienti che, ribadisco ovunque, non sono nostri nemici, poiché sono quelli che portano lavoro nei porti. Mi permetto – conclude il presidente dei portuali italiani – di consigliare a tutte le parti di mantenere equilibrio e unità come cluster portuale nazionale, perché, anche a fronte delle grosse difficoltà che stiamo attraversando con le varie crisi internazionali e i conseguenti rallentamenti dei traffici portuali, di tutto abbiamo bisogno tranne che di inutili e dannose tensioni sulle banchine nazionali”.
Fonte : Shipmag