Riforma dei porti, Rixi insiste: “Regia nazionale, ma con un forte ruolo dei territori”
All’assemblea di Federagenti a Taranto il viceministro alle Infrastrutture e Trasporti spiega che bisogna far coesistere centralismo e autonomie. Santi: “Eliminare le sovrapposizioni di competenze, garantendo procedure più snelle e trasparenti”. E lancia “Porto Italia”
Taranto – Usa toni concilianti il viceministro alle Infrastrutture e Trasporti, Edoardo Rixi, all’assemblea di Federagenti di Taranto. Fa capire di essere disposto a qualche concessione, ma sostanzialmente, poi, sulla riforma dei porti tiene il punto: “Sì alla regìa nazionale, ma senza dimenticare i territori”. Spiega il braccio destro di Matteo Salvini: “È evidente la necessità di avere una regìa centrale che riguardi la portualità estesa alla logistica, ma non possiamo impedire ai territori di avere un ruolo laddove un porto rischia di diventare solo un problema per la cittadinanza”. E ancora: “Diremo stop ai localismi che negli anni, un po’ dappertutto, hanno generato un proliferare di progetti e infrastrutture in molti casi rivelatesi sbagliate”.
In altre parole, Rixi pensa a una riforma in grado di fare coesistere centralismo e autonomie. Ma con quali compromessi e con quali tempistiche nessuno è in grado di sbilanciarsi.
L’assemblea nazionale di Federagenti, ospitata a Taranto, è anche un’occasione per fare arrivare alla politica un segnale da parte di chi, gli agenti marittimi appunto, rappresentano i clienti dei porti. “Non abbiamo bisogno – dice riguardo alla riforma portuale, il presidente Alessandro Santi – di uno stravolgimento della legge 84/94. Chiediamo un aggiornamento e un completamento attuativo che vadano nella direzione dello snellimento burocratico, della digitalizzazione e dell’armonizzazione del sistema di gestione delle risorse pubbliche da parte delle singole Autorità portuali. Penso alle concessioni o alle tasse d’ancoraggio. Abbiamo bisogno di una più forte collaborazione e interazione tra pubblico e privato, sia a livello di investimenti strategici che a livello di governance delle Authority, rivedendo lo strumento degli organismi di partenariato e anche dei comitati di gestione”.
Ma soprattutto Santi evidenzia la necessità di una regia nazionale in seno al Mit che diventi la cabina di regia operativa per le Autorità portuali, che ne garantisca efficienza e coordinamento, soprattutto nel momento in cui il fenomeno della verticalizzazione è sempre più spinto. “E che sappia, inoltre – conclude Santi – eliminare sovrapposizioni di competenze (Art, Ag m, Anac, Mit) e garantire percorsi normativi standard per procedure ricorrenti, ad esempio tutte le pratiche di autorizzazione ambientale. Noi chiamiamo tutto questo Porto Italia, e da qui vorremmo ripartire”.