Due proposte di legge sul lavoro portuale
ROMA – Oggi, mercoledì 14, le associazioni datoriali del mondo imprenditoriale della portualità italiana, separatamente ma allineate, presenteranno in audizione alla XI Commissione della Camera (lavoro pubblico e privato) due proposte di legge.
La prima ha l’obiettivo di inserire all’interno delle categorie considerate “lavoro usurante” alcune mansioni del lavoro portuale; la seconda finalizzata a riavviare l’iter di costituzione del fondo per il prepensionamento dei lavoratori portuali.
“Non vuole essere una risposta ai sindacati – dice la nota delle associazioni firmatarie – a seguito dell’interruzione, da parte loro, della trattativa per il rinnovo del contratto di lavoro dei porti: va letto anche come un segnale distensivo, ma è soprattutto la prosecuzione di un percorso in cui crediamo fortemente, avviato da tempo e che che ha già portato due anni fa al riconoscimento del lavoro portuale tra i “lavori gravosi” e al primo avvio normativo per la costituzione del fondo prepensionamenti, poi bloccato dalla burocrazia del MEF.”
Le aziende sono fatte di lavoratori e i lavoratori fanno le aziende: è abbastanza evidente che l’impresa abbia interesse nel trovare e promuovere le soluzioni, individuare gli strumenti più funzionali alla sua capacità di stare sul mercato, di evolversi, di efficientarsi, di creare le condizioni più adatte a un ambiente di lavoro in cui gli equilibri di più fattori siano in bilanciamento: lavoro usurante e fondo sono due strumenti funzionali ad accompagnare senza strappi, con equità e dignità il ricambio generazionale, e lo sviluppo dell’automazione: tutto questo in un mercato stagnante da anni, non dimentichiamolo.
Il lavoro cambia, la popolazione dei lavoratori dei porti non è più, diciamo così, giovanissima: investire nella formazione e nella riqualificazione laddove possibile sono il primo asset (anche per questo sul dl proroghe abbiamo chiesto una proroga del bonus portuale sino al 2028); aprire ai giovani attraverso lo strumento dell’apprendistato, soprattutto in collaborazione con gli ITS, è un altro processo necessario (vorremmo infatti portare all’interno del CCNL l’apertura a tutte le forme di apprendistato). Dall’altra parte, avere strumenti che accelerino e agevolino la possibilità di uscire prima e dignitosamente dal mondo del lavoro per quelle persone che “hanno già dato”, riteniamo sia indispensabile.
A volte ci si deve anche ricordare che il mondo dell’imprenditorialità portuale è molto differenziato: un mix di realtà imprenditoriali e aziende integrate in colossi multinazionali.
Per fare un esempio, il 60% dei traffici container si concentrano su meno di 10 aziende, il 65% delle aziende terminaliste e delle imprese portuali stanno sotto i 10 milioni di euro di fatturato caratteristico: il valore del Contratto non sta solo nel fatto di essere richiamato dalla legge 84/94, ma soprattutto nel fatto che deve avere promuovere un impianto normativo efficace e quindi esprimere un valore aggiunto per il corretto bilanciamento tra l’organizzazione del lavoro e le condizioni in cui il lavoro si presta da parte delle persone, in equilibrio economico tra sostenibilità per tutte le imprese che lo adottano e effetti per i lavoratori.
Per meglio comprendere come si evolve la portualità, le associazioni datoriali invitano tutti a partecipare al convegno, proprio sul mondo del lavoro, a Roma il 19 febbraio (dalle 15 alle 18 – https: //www.linkedin.com/posts/alessandro-ferrari-64623b22_convegno-assiterminal-activity-7156615714072584192-Dm4-gutm_source=share&utm_medium=mem-ber_desktop) con possibilità di collegarsi anche in streaming.
Fonte : la Gazzetta Marittima