Privatizzare i porti, Tarlazzi (Uiltrasporti): “Non siamo d’accordo. Daremo battaglia”

Si ritorna a polemizzare sulla questione, con il sindacato che paventa il rischio di una “destrutturazione” e di subordinare la governance alle grandi alleanze mondiali dello shipping

«Non siamo d’accordo sull’eventualità di un cambiamento della natura giuridica delle autorità portuali e non arretreremo mai dalla nostra posizione, nella convinzione che un’autorità di sistema portuale di natura privatistica, pensata per lavorare esclusivamente in un’ottica imprenditoriale, rappresenti un pericolo per la tenuta e la crescita di tutto il sistema portuale». Lo ha detto il segretario generale della Uiltrasporti, Claudio Tarlazzi, commentando le parole del presidente dei porti di Genova e Savona, Paolo Emilio Signorini, in occasione della visita del premier Mario Draghi di ieri.

«Ritenendo necessaria e urgente la completa attuazione delle misure introdotte con la riforma Delrio [Tarlazzi fa riferimento all’ultima riforma della legge 84/94, fatta durante il governo Renzi nel 2016 dall’allora ministro dei Trasporti, Graziano Delrio], che tra l’altro riconferma la validità dell’attuale modello della Legge 84/94, non possiamo in alcun modo condividere il cambiamento proposto dal presidente Signorini e saremo pronti ad utilizzare tutti i mezzi di protesta a nostra disposizione per evitare che venga scardinata l’attuale impostazione delle autorità portuali italiane. Un’autorità di sistema portuale di natura privatistica – prosegue Tarlazzi – non risponderebbe assolutamente all’interesse del Paese ma rischierebbe al contrario di subordinarlo alle grandi alleanze mondiali dello shipping. Lo Stato non può rinunciare alla sua funzione di controllo e di regolazione del mercato, soprattutto in un momento delicato come quello che stiamo vivendo in cui la spinta inflazionistica rischia di pregiudicare la ripresa economica del nostro Paese».

«La destrutturazione del sistema portuale – prosegue il segretario generale della Uiltrasporti – rischierebbe di generare le stesse criticità che stiamo vivendo con il modello aeroportuale, in cui la mancanza di regole ha favorito una concorrenza distorta causando la crisi di molte aziende del settore. Sarebbe invece più auspicabile togliere le Asdp dall’elenco Istat delle amministrazioni pubbliche e snellire le procedure per facilitare gli adempimenti strutturali».

«Siamo quindi pronti a dare battaglia su queste tematiche – conclude Tarlazzi – nell’interesse del sistema portuale italiano e per difendere l’occupazione e la qualità del lavoro che da tutto questo potrebbe subire una ricaduta negativa».

Fonte : Informazioni Marittime