220 mila imprese e un milione di occupati Il mare in Italia
Agli Stati generali del mare di Unioncamere la fotografia di un settore competitivo, ma che deve sviluppare le ferrovie e ridurre la burocrazia per essere competitivo
Sono circa 220 mila le imprese che operano nel settore marittimo, dando lavoro a circa un milione di persone. Gli ultimi dati di Unioncamere, presentati oggi a Roma dal presidente Andrea Prete nel corso degli Stati generali delle Camere di commercio sull’economia del mare, organizzata insieme ad Assonautica Italiana e Blue Forum, presentano un settore forte, spinto dai giovani, ma che ha bisogno di maggiori trasporti ferroviari e un alleggerimento burocratico per mantenersi competitivo.
Un’economia del mare che vale 150 miliardi di euro di valore aggiunto, piazzando l’Italia al terzo posto per ricchezza prodotta dai trasporti marittimi, dopo Spagna e Germania. Delle 220 mila imprese conteggiate, 21 mila sono guidate da giovani, cioè tra i 18 e i 29 anni, il 9,4 per cento del totale, contro l’8,9 per cento nazionale generale.
«Non è un settore – secondo Prete – ma un tema complessivo dove dentro c’è il turismo, la ristorazione, la ricettività, la pesca, la portualità commerciale, i porti, le linee. Basti pensare che il 40 per cento delle presenze turistiche è legato al mare e il 31 per cento della ricettività è basata sul mare».
Nel Mediterraneo si concentra un quarto del traffico marittimo mondiale, ha ricordato Prete, «ma non tutto è intercettato dai nostri porti», e questo, secondo il presidente di Unioncamere, dipende dai collegamenti ferroviari. «Solo due porti su cinque nel nostro Paese sono raggiunti all’interno dalla rete ferroviaria». Ed è altrettanto importante, per mantenere competitivi i porti, tenere dragati i fondali. «Serve più semplificazione – ha detto Prete – è impossibile pensare che per dragare un porto ci vogliano anni, decenni. La crescita del Paese passa anche da una sburocratizzazione molto forte».
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