Il rinnovo del contratto nazionale dei porti stenta a decollare, posizioni ancora distanti

I sindacati: “Non ci sono passi in avanti”. Prossimo incontro il 6 dicembre

Roma – Nei giorni scorsi si è tenuto un incontro fra i sindacati e Assiterminal, Assologistica, Assoporti, Fise/Uniport e Ancip per il prosieguo della trattativa relativa al rinnovo del contratto nazionale di lavori delle lavoratrici e dei lavoratori dei porti, in scadenza il prossimo 31 dicembre.

“Le controparti datoriali – si legge in una nota di Fit Cisl, Filt Cgil e Uiltrasporti – hanno presentato, soprattutto, le proposte normative che intendono portare avanti. Alcune di esse, in particolare quelle che afferiscono il mercato del lavoro, sono state prontamente respinte dalle scriventi organizzazioni sindacali che le hanno giudicate irricevibili ed oltremodo dannose per il sistema portuale anche alla luce della preannunciata volontà, da parte dell’attuale governo, di voler riformare la legge 84/94”.

“Per quanto concerne la parte economica, non abbiamo registrato passi in avanti. Le controparti datoriali, infatti, sono ancora ferme alla precedente proposta con la quale, come già anticipato nello scorso comunicato, le stesse intendono sostanzialmente legare l’aumento economico all’andamento percentuale dell’indice Ipca, tra l’altro sempre da ripartire sulle voci che andranno a comporre il Tec. Tutto ciò rende il percorso negoziale alquanto difficoltoso. Ad ogni modo, lo stesso proseguirà con ulteriore incontro fissato per la giornata del prossimo 6 dicembre”.

Che cosa sta succedendo

In occasione dell’ultimo incontro del 30 novembre, le associazioni datoriali hanno esposto le rispettive richieste sulla parte normativa del Ccnl.
Sul tavolo hanno fatto la loro comparsa temi come il lavoro intermittente da parte di Fise-Uniport: un elemento di forte spaccatura sul tavolo contrattuale.
Si tratta di un particolare contratto di lavoro subordinato mediante il quale un lavoratore si pone a disposizione di un datore di lavoro che ne può utilizzare la prestazione “all’occorrenza”, secondo le proprie esigenze, nel rispetto di un termine minimo di preavviso (non inferiore ad un giorno lavorativo).
Una norma non prevista e vietata dalla legge 84 del 94. La proposta è finalizzata a sostituire la flessibilità degli art. 17 e mette in discussione, limitandone ruolo e occupazione da parte dei lavoratori art. 16 che operano presso i 18. “Il tavolo contrattuale non parte bene. Anzi, si rischia un conflitto di cui la portualità non sente il bisogno”, racconta una fonte al nostro giornale.