Darsena Europa: l’ora della verità

LIVORNO – Tra le tante scadenze che ci hanno assicurato scadranno – scusate la tautologia – questo mese, c’è quella del bando per la costruzione e la gestione della Darsena Europa. Ce l’hanno assicurato perché una buona parte dei 550 milioni di finanziamento pubblico accantonati allo scopo finirebbero per essere fuori dal tempo massimo, e quindi cancellati.

Come più volte pubblicato, la gara comporterà per il vincitore un esborso reale di circa 350-400 milioni. Tanti soldi, d’accordo: pochi però se visti nell’ottica di dare al porto di Livorno non solo un necessario terminal per le navi container di oggi e domani – fondali, banchine, piazzali e collegamenti a terra al meglio – ma anche e specialmente per liberare la Darsena Toscana e risolvere l’annoso problema dei traffici ro/ro e multipurpose.

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Vediamo un attimo lo stato dell’arte del progetto Darsena Europa. Bisogna riconoscere che non è stato un iter facile: e che ha prodotto anche confusione, molteplici tentativi, anche sogni di grandezza esagerati. Il tutto non ha aiutato e probabilmente non aiuta nemmeno oggi, con il progetto definitivo (di massima) che dovrebbe andare in gara.

Sulla gara poi si rincorrono voci, indiscrezioni e ovviamente fake news. Di recente se n’è occupato Il Sole-24 Ore insieme a Italia Oggi e poi a Il Fatto Quotidiano: quest’ultimo con un servizio francamente iettatorio con il quale si metteva in dubbio l’esistenza di interessati alla gara. C’è di vero che ad oggi le dichiarazioni ufficiali di interesse non ci sarebbero. Ma ci sono alcune realtà che farebbero sperare.

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In attesa che il presidente dell’AdSP Luciano Guerrieri esca ufficialmente con il bando, si parla – o almeno si sussurra – di un interesse del più grande armatore d’Europa che sta diventando anche il più grande terminalista, Gianluigi Aponte con la sua MSC. Perché Aponte? Perché oggi punta a una catena di terminal ultramoderni: perché ha già un importante piede a Livorno, nel terminal Lorenzini che però gli va stretto; e perché a differenza di tanti fondi d’investimento – oggi principali artefici in molti terminal – non ha bisogno di realizzare in tempi brevi ma può lavorare per il futuro.

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Ammettiamo, per un attimo, che la Darsena Europa diventi realtà in tempi non storici: diciamo, operativa entro il 2026/8. La prima conseguenza sarebbe avere libera dai container la Darsena Toscana, con il ribaltamento verso il mare dei due terminal specializzati, il TDT e il Lorenzini. È presumibile, o almeno auspicabile, che tra i due – oggi divisi da contenziosi e reciproche accuse – si arrivi a un accordo, se non di fusione almeno di gestione. Lorenzini ha anche l’opzione di rimanere nella sua attuale sede sviluppandovi la parte “ultipurpose”, che ha buone prospettive. E finalmente per i ro/ro, i car/carrier, per i multipurpose e per i rinfusi (TCO che da anni aspetta spazi promessi ma ancora non concessi) sarebbe finalmente una soluzione definitiva.

Sono solo sogni di fine estate?

A.F. La Gazzetta Marittima