Quella coperta da tempo troppo corta
LIVORNO – La sintesi potrebbe essere questa: la coperta è troppo corta, inutile tirarla qua e la perché così com’è non riesce a coprire tutti. Bisognerebbe aggiungercene un pezzo: ed è quello che si sta cercando di fare con la Darsena Europa. Proiettando verso il mare banchine e piazzali si libererebbero le banchine della Darsena Toscana dai containers, lasciando importanti aree ai traffici ro/ro che sono i clienti primari del porto. Una prospettiva questa che ieri il presidente dell’AdSP Luciano Guerrieri e il suo staff hanno dettagliato nella presentazione ufficiale alla stampa del bilancio di previsione 2022 e delle soluzioni per far fronte ai flussi di traffico del sistema Livorno-Piombino (ne riparleremo con i dettagli nel prossimo numero).
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Il problema del TCO relativo a spazi e banchine è legato, come noto, all’altro problema di lana caprina del porto, cioè il comparto crociere della Porto 2000. Il raggruppamento vincitore della gara, costituito da società nell’orbita del Gruppo Onorato e del colosso MSC, è di fatto “congelato” in attesa che si risolva il lungo, disastrato e disastroso contenzioso sulla “riserva” o meno dei traffici passeggeri in porto. Fuor di metafora, è il braccio di ferro tra i Gruppi Onorato e Aponte, sfociato ormai al Consiglio di Stato che dovrebbe pronunciarsi non oltre il mese prossimo.
È stata una lunga attesa che ha prodotto danni non solo al TCO, a sua volta “congelato” nel pianificato trasferimento sulla sponda Est della Darsena Toscana. A cascata, aspettano soluzioni (non solo temporanee come oggi) l’adiacente terminal Lorenzini, anch’esso affamato di banchine e spazi grazie a una redditività da manuale; gli ormeggi ex Seatrag alla radice della Darsena; in qualche modo anche lo stesso terminal TDT; e più in generale tutto il porto industriale.
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Le prospettive? Sulla carta, le soluzioni ci sarebbero.
Tombando il famigerato sbocco dello Scolmatore e del Canale dei Navicelli in Darsena Toscana, si rimedierebbero almeno altri due preziosissimi accosti più aree a servizio (e si eliminerebbero i medioevali ponti che interferiscono il traffico stradale e ferroviario verso le darsene, oltre alla necessità di continui dragaggi).
Approfondendo il piano dell’ENEL per la trasformazione di aree e banchina della moribonda centrale in un terminal logistico, si potrebbero acquisire al porto spazi importanti. Analoghe prospettive sembrano esserci anche per l’ENI, a sua volta in fase di programmazione per un futuro che mira ad eliminare la produzione di benzine e gasolio lasciando liberi nuovi spazi.
Infine vanno considerate le aree oggi sotto-impiegate alle spalle delle banchine e degli insediamenti di Paduletta, ma anche quanto ricavabile alla radice del Molo Italia, recentemente reso più accessibile grazie all’allargamento dello stretto “budello” stradale.
Tanti progetti, che non stiamo certo inventando noi. Ma tutti condizionati da complessi processi burocratici, da veti incrociati (con sovraccarico di TAR) e da “caveat” anche politici.
Davvero, viene da dire: noi speriamo che ce la caviamo…
A.F – La Gazzetta Marittima