TCO in crescita: ma aspettando…Godot!

LIVORNO – In vista ormai del consuntivo dell’anno, il Terminal Calata Orlando registra in totale, un bilancio che alla fine del 2021 segna il ritorno ai consuntivi pre-Covid, con un forte aumento delle materie prime per vetrerie e comparto ceramico, sia pure parzialmente bilanciato dalla diminuzione del cippato, ovvero del poverissimo “sfrido” della macchia mediterranea destinato ai pellets per le stufe.

Con un problema, ancora non risolto: quello del trasferimento alla radice della sponda Est della Darsena Toscana, programmato ormai da un lustro ma ancora con il freno tirato.

Ne parliamo con Roberto Alberti, storico spedizioniere già presidente nazionale dell’associazione e presidente del TCO.

Dunque un 2021 che si sta chiudendo con una importante ripresa?

“Sul piano dei nostri traffici, indubbiamente stiamo superando la caduta verticale del 2020. Ma siamo ben lungi dalla soluzione definitiva dei nostri problemi, che sono la mancanza di spazi e in particolare il passaggio alle aree e banchina che il piano regolatore ci ha indicato in Darsena Toscana”.

È ancora tutto in divenire?

Devo dare atto agli attuali vertici dell’Autorità di Sistema di essersi dimostrati sensibili alle nostre esigenze ed aperti al colloquio ed alla ricerca di soluzioni. Il problema è per noi come per loro: spazi e banchine oggi sono insufficienti per le richieste. Il porto tira e tirerebbe assai di più se non fosse sottodimensionato rispetto alle richieste”.

La soluzione prospettata per la sponda Est della Darsena Toscana sembra collidere con altre richieste, specie per la banchina…

“Questa soluzione pecca già di una carenza determinante di ormeggi: per noi è essenziale avere due accosti per navi almeno medie, mentre la proposta comprende un solo accosto. Così è inaccettabile”.

Anche programmando con più cura il succedersi delle navi?

“È chiaro a tutti, e ci fa piacere che Guerrieri e Paroli l’abbiano perfettamente compreso: senza almeno due accosti operativi, il TCO è destinato a chiudere.”

Sarebbe un danno non solo d’immagine, visto che ci lavorano almeno una cinquantiva di persone e vi partono cento camion al giorno…

A questi danni andrebbero aggiunti quello di spezzare una catena di approvvigionamenti primari per le industrie del vetro, della ceramica e delle costruzioni: una catena non facilmente trasferibile in altri scali perché i costi del trasporto via terra di queste materie prime diventerebbero esorbitanti, totalmente fuori mercato.”

Soluzioni in vista? O stiamo…aspettando Godot come scriveva Samuel Beckett nella celebre commedia?

“Ripeto, il colloquio con l’Autorità di Sistema Portuale è franco e aperto, a Palazzo Rosciano stanno cercando di conciliare al meglio le tante esigenze. Devo dare atto al presidente e al segretario dell’AdSP di impegnarsi. Ma i fattori in campo sono tanti, compreso lo stand-by del comparto crociere che riguarda anche la Calata Orlando. Noi non possiamo che attendere. E lavorare sperando nel domani.

A.F. La Gazzetta Marittima