Obiettivo Confindustria: costa e interno toscane non più separate in casa

LIVORNO – Confindustria Livorno-Massa Carrara e Confindustria Firenze hanno aperto un processo di unificazione per fare sinergia nell’auspicata reindustrializzazione della …cenerentola economica costiera, storicamente in ritardo rispetto all’interno.

L’ha spiegato molto bene nel documento che abbiamo riportato mercoledì lo stesso presidente Piero Neri. Oggi possiamo aggiungere alcune considerazioni integrative, che per rispondere ai tanti interrogativi sulla reale portata di una scelta che a qualcuno è sembrata più una questione di facciata che di sostanza.

Partiamo dai dati economici dell’anno appena concluso. Nel 2022 la Toscana ha confermato di andare sul piano dell’economia a due velocità: contro il +37% del più prodotto dall’area fiorentina, e più del 20% della Lucchesia di Prato e dell’Aretino, la costa con Livorno in testa ha registrato segni vicino allo 0% o addirittura con indice negativo.

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Perché queste differenze? La spiegazione ovviamente è complessa, ma cercando di semplificare al massimo si può dire che da anni l’industrializzazione produttiva sulla costa è ferma o va a rilento, contro un dinamismo molto più spinto all’interno. Le cause riguardano anche il fermo dei piani di industrializzazione, o piani operativi strutturali, relativi a settori di costa che potrebbero e dovrebbero consentire nuove istallazioni produttive: in primis la pianificazione delle aree di Stagno per quanto riguarda Livorno, dove da anni i ruderi della ex Spica fanno brutta mostra. La scelta della costa (o la non scelta, sarebbe meglio dire) si è orientata sulla logistica pura, ma con scarsi o scarsissimi collegamenti efficienti per servire le aree produttive interne: tanto che le grandi industrie fiorentine o comunque dell’interno oggi operano prevalentemente con il porto di La Spezia (vedi Piaggio) piuttosto che con Livorno.

L’operazione Confindustria non è solo nell’interesse del porto e delle aree industrilizzabili di Livorno: anche le imprese all’interno avrebbero vantaggi di celerità logistica e di costi se le discrasie attuali venissero ridotte. A questo punta la scelta delle assemblee confindustriali di Livorno-Massa da una parte e di Firenze-Prato dall’altra di lavorare insieme.

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Provando poi a guardare la Luna invece del dito che la indica, i cambiamenti globali dell’intero ciclo dell’economia produttiva impongono di non più chiederci negli interessi dell’orticello ma di aprirsi al mondo. La pandemia prima, la guerra oggi, le politiche economiche delle potenze mondiali, stanno ridisegnando un mondo dove molte cose stanno cambiando: basta citare la marcia indietro nelle collocazioni all’estero delle imprese, la nascita di nuove manifatture legate all’informatizzazione, i piani nazionali che spingono per investimenti di decine o centinaia di milioni per i territori che sappiano creare lavoro. Sono tutte opportunità da gestire con una “forza d’urto” che non può più essere solo provinciale. È un’altra delle grandi scommesse in atto: che non si stia solo ad aspettare la manna dal Cielo è un buon segno.

(A.F.)