Tensione nello Stretto di Hormuz: possibile impatto sul traffico marittimo globale

Durante l’assemblea pubblica di Assagenti a Genova, il viceministro alle Infrastrutture Edoardo Rixi ha annunciato la convocazione del CISM (Comitato Interministeriale per la Sicurezza Marittima) per valutare le ripercussioni del conflitto tra Iran e Israele sulla navigazione commerciale, in particolare nello strategico Stretto di Hormuz.

Nonostante alcuni recenti allarmi – poi smentiti – che lo davano come interdetto, il passaggio resta aperto. Tuttavia, crescono le preoccupazioni per una possibile chiusura: lo Stretto è cruciale per il transito globale di petrolio e gas, rappresentando circa un terzo del petrolio e un quinto del GNL scambiati nel mondo.

Le dichiarazioni di un parlamentare iraniano, secondo cui la chiusura del canale sarebbe “in valutazione”, e i segnali di interferenze elettroniche rilevati vicino a Bandar Abbas, aumentano il livello di allerta. Anche il Joint Maritime Information Center e diversi governi – tra cui Grecia e Regno Unito – hanno invitato le flotte mercantili a registrare i transiti e a evitare le zone più a rischio, come il Golfo di Aden.

Pur ritenendo improbabile un blocco totale da parte dell’Iran, molti analisti sottolineano che anche minacce credibili o attacchi limitati possono modificare in modo duraturo le rotte commerciali, come già accaduto nel Mar Rosso con gli attacchi degli Houthi.

Un’interruzione dello Stretto di Hormuz comporterebbe gravi effetti sul trasporto container, limitando l’accesso a hub fondamentali come Dubai e Abu Dhabi, e isolando porti di Paesi come Arabia Saudita, Qatar e Kuwait. Potrebbe inoltre avvantaggiare compagnie di navigazione locali non coinvolte nel conflitto.

Intanto, la missione europea Aspides continua le sue attività di sicurezza nella regione, mentre l’analisi di Xeneta prevede, in caso di escalation, una deviazione dei traffici verso i porti dell’India occidentale, con conseguenze su costi, congestione e noli marittimi.

Da addr4X