Livorno, il settembre dei (tanti) fatti?
LIVORNO – Siamo arrivati, con la prossima settimana, ad un mese che per molti porti nazionali si preannuncia pieno di impegni. E tra i porti, quello di Livorno, capofila dell’AdSP del Tirreno Nord ha un calendario sostanziale per iniziative. Almeno secondo le dichiarazioni rilasciate. A luglio dal suo presidente Luciano Guerrieri.
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Primo impegno, la consegna formale dei bacini di carenaggio ai vincitori della gara d’appalto, il gruppo che fa capo all’Azimut/Benetti in joint con i riparatori navali labronici. È stata, come tutti sanno, una storia quasi kafkiana, con ricorsi e controricorsi al TAR, comprese denunce e richiami alla magistratura. La consegna formale dei bacini dovrà impegnare i vincitori a rimettere in funzione quello che era il secondo bacino di carenaggio del Mediterraneo, oggi trasformato in una darsena senza più servizi né idraulici né elettrici, senza più barcaporta, con il fondo della vasca probabilmente riempito di fango, da dotare nuovamente di gru dopo la demolizione di quelle vecchie e cadenti. Il sistema bacini è sempre più importante, come si vede dai programmi dei tanti porti tirrenici di dotarsene o di aumentare quelli esistenti. L’impegno economico è, per restituire il “bacinone” alla funzionalità, superiore ai 20 milioni di euro (stima a suo tempo del Rina) ma l’urgenza è altrettanto importante. È curioso ricordare (con l’aiuto dell’immagine qui sopra, redatta ufficialmente dall’AdSP meno di 5 anni fa) che c’è stato un momento in cui Palazzo Rosciano pensava di dismettere il bacinone facendone solo una darsena. Pericolo scongiurato?
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Altro impegno importante dei prossimi giorni è l’assetto amministrativo dell’interporto/retroporto Vespucci di Guasticce. L’attuale consiglio di amministrazione è scaduto da mesi ed opera in prorogatio, in attesa dell’assemblea dove il cambio di maggioranza ratificato con l’ingresso dell’AdSP e il diminuito impegno delle banche deve portare alla modifica del vertice. Le voci parlano di una possibile conferma di Rocco Nastasi alla presidenza e di Angelo Roma alla vicepresidenza: più incerta la posizione dell’attuale amministratore delegato Bino Fulceri, che pure è stato il principale artefice del rilancio dell’interporto fino al ritorno all’attivo di bilancio dopo le pesanti perdite del passato. Fulceri è stato espressione delle banche che sono, come detto, in ritirata. Si tratta di capire se prevarranno le scelte politiche o quelle economiche-operative. Da rilevare che la Regione Toscana da mesi non ha ancora indicato il proprio rappresentante (come peraltro non ha fatto nemmeno nell’ambito del Comitato di Gestione dell’AdSP). È una implicita conferma di Nastasi?
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Possiamo aggiungere alla serie di decisioni da rendere operative a Livorno anche la consegna delle aree del porto Mediceo al “Marina” del gruppo Azimut/Benetti, secondo i noti accordi di Roma benedetti anche dall’allora presidente della Repubblica Ciampi. Lunga, lunghissima vicenda anche questa, trascinata negli anni per la ovvia resistenza dei circoli insediati nelle aree da destinare al Marina: resistenza dovuta principalmente alla mancanza di chiara destinazione di oltre un centinaio di imbarcazioni, tra le voci che si sono susseguite della banchina 75, poi della (inesistente) Bellana, infine della Darsena Nuova (condizionata dal ponte girevole) e ultimamente da una distribuzione spicciolata verso la Capitaneria di Porto e il Molo Elba, mano a mano che andranno a procedere i lavori al muro del piano e via. L’incertezza ancora è molta, malgrado gli incontri che il presidente dell’AdSP Luciano Guerrieri ha tenuto e continua a tenere con i circoli.
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L’ultima, ma non certo la minore, delle decisioni da rendere operative – in attesa della magiara per la sospirata Darsena Europa (che merita da sola una prossima analisi) riguarda la Porto 2000, con annesso trasferimento del Terminal TCO in Darsena Toscana. Vicenda anche questa ammantata di interrogativi, dopo che ormai da due anni la gara ha assegnato la gestione operativa al Gruppo Onorato. Matteo Savelli, che gestisce in diretta sia la Porto 2000 sia la Toremar, fa del suo meglio per dare i servizi richiesti, ma buona parte dei (tanti) dipendenti è in cassa integrazione e il grande piano da quasi 100 milioni con cui la gara è stata vinta non è che una firma sulla carta. Vedremo delle conclusioni o si continuerà a menare il can per l’aia?
A.F